Per la prima volta un militare
israeliano accetta di parlare in televisione della guerra in Libano e lancia un
allarme: “Il mio battaglione ha sparato circa 1800 missili, ogni missile
contiene all'interno 650 bombe, si tratta di circa 1,2 milioni di bombe
cluster”. La percentuale di ordigni inesplosi nelle bombe a grappolo, si aggira
intorno al 10 percento, dunque in Libano del Sud si trovano circa 100 mila bombe
inesplose. Questa puntata dell’ Inchiesta di Rainews24 è stata realizzata da
Flaviano Masella e Maurizio Torrealta, andrà in onda, anche in chiaro su Rai
Tre, alle 7.40 di Giovedì 28 settembre.
Il soldato israeliano racconta: «In
un’occasione avremmo dovuto utilizzare contemporaneamente tutti i missili a
disposizione del nostro battaglione. …Doveva avvenire alle 4.45 del mattino. In
seguito quest’ordine fu più o meno cancellato. Sparammo solo alcuni colpi, e
avvenne molto molto più tardi. Pochi giorni dopo siamo stati informati che
questa missione avrebbe dovuto colpire alcuni villaggi all’ora in cui si prevede
che la gente esca dalle moschee. E questo perché avrebbe provocato grande
terrore e paura tra la gente, e non sarebbero più usciti per andare a sparare i
katiusha..»
«Ogni volta che sparavamo onestamente io pensavo ‘per favore
no’. Speravo che succedesse qualcosa per cui non avrebbe funzionato, che il
missile non si sganciasse, che fosse cancellata la missione. Molte delle
missioni che ci sono state assegnate sono state cancellate. Ma abbiamo sparato
abbastanza. Per parte mia, ho provato, se potevo un po’ ritardare qualcosa, in
modo da provocare la cancellazione della missione. Ho provato a fare cose così,
ma con molto tatto, solo verificando una volta di più la sicurezza per le
cariche o… qualcosa per ritardare. È molto difficile non pensare alla gente in
città molto vicine a te, perché in realtà eravamo dove’è la retroguardia e si
vedono i civili che soffrono per i katiusha … un katiusha che ti cade vicino fa
molta paura. Ed è difficile pensare che quello che fai sia così sbagliato. Però
quest’arma è talmente, talmente… dire di massa non è abbastanza….Una specie di
giorno del giudizio, sì. Perché tu semplicemente riempi un intero blocco di
territorio, lo riempi completamente con queste piccole bombe, ma non così
piccole in realtà e questo provoca grandi danni, enormi. ….. è un’ arma contro
obbiettivi di massa, dove c’è molta gente, molte macchine.
Nonostante
l’allarme, confermato anche dalle Nazioni Unite, Israele non ha ancora
consegnato le mappe precise, dei luoghi bombardati con le bombe a grappolo, in
cui si troverebbero le bombe inesplose. Sono state fornite delle mappe giudicate
dalle Nazioni Unite insufficienti per l’ identificazione di questo tipo di
ordigni.
«Nel mio caso - continua il militare - ciò che ho fatto era il mio
dovere, ed è fatto, non si può tornare indietro. Ma queste bombe sono ancora là.
E qualcuno deve prendersene la responsabilità. Credo che dovrebbe essere il mio
paese, Israele deve prendere la responsabilità di questa questione, affrontare
ciò che ha fatto, dare le mappe o qualunque cosa possa aiutare. Non capisco
perché questo debba essere oggetto di disputa. Queste persone sono là, i
Libanesi non sono nostri nemici adesso. Forse alcuni di loro erano nostri nemici
un mese fa, ..ma adesso questa gente non è nostra nemica, non siamo in stato di
guerra contro di loro, ma sono legati a centinaia di migliaia di bombe che
abbiamo lasciato là. Non vedo alcuna ragione plausibile per cui non dovremmo
occuparci di questo, consegnando le mappe consegnando i dati, mandando soldi. Ci
sono molte cose che si possono fare. …Io amo il mio paese e penso che stia
commettendo un grave errore, è come se vedessi qualcuno che sta facendo qualcosa
di terribilmente stupido e non lo potessi fermare. Credo che questo paese adesso
stia facendo cose che ci esploderanno in faccia. Perché non ci fermiamo prima
che diventi un problema ancora più grande? I rifugiati devono tornare alle loro
case adesso e tutto è distrutto. Ok, è a causa nostra, e noi possiamo dire che è
a causa loro. Ma comunque questi sono gli effetti con cui ci dobbiamo
confrontare
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